VINCENZO PUCITTA


Vincenzo Pucitta (anche Puccitta, Pucita o Puccita) nacque nel 1778 a Civitavecchia, nel Lazio, figlio di Filippo Antonio Pucitta e di sua moglie Amalia Abert Visconte. 

Secondo il musicologo francese Francois-Joseph Fétis (1867), Pucitta studiò a Napoli presso il conservatorio della Pietà dei Turchini con Fedele Fenaroli e Nicola Sala, ma, secondo un articolo della Gazette nationale ou Le moniteur universel (1815), la sua educazione sarebbe avvenuta a Roma.

Debuttò al "Teatro Ducale" di Parma con la farsa Le nozze senza sposa (1800), alla quale seguirono, nella primavera successiva, Bianca de' Rossi (1797) e L'amor platonico. 

Nel frattempo, Pucitta debuttò alla Scala di Milano con il dramma per musica in due atti Il fuoriuscito (1801), che ebbe scarso successo. L'anno successivo ritentò con Il puntiglio di Luigi Romanelli, riscuotendo un discreto successo. Al 1804 risale La burla fortunata, ossia I due prigionieri o anche Adolfo e Chiara [Clara].

Il compositore si trasferì in seguito ad Amsterdam, come confermano alcuni libretti del 1806 e del 1807, nei quali viene indicato come "direttore dell'orchestra" e come "compositor di musica". Nel cast di alcuni di questi, compare la moglie Agnese, sposata in data sconosciuta.

Nel 1809, Pucitta debuttò al "King's Theatre" di Londra con I villeggiatori bizzarri, alla quale seguì La caccia di Enrico IV. A Londra, Pucitta scrisse opere e musica d'occasione intimamente legate alla guerra tra Francia e Inghilterra, tra le quali Quattro nazioni (1809), Boadicea (1813) e Aristodemo (1814). 

In queste opere e in altre precedenti, scritturò la primadonna Angelica Catalani, per la quale scrisse La vestale (1810), Ginevra di Scozia (1812) e Il trionfo di Rosselane ovvero Le tre sultane (1811). Anche prima che ella assumesse la gestione del "Théatre-Italien" parigino insieme al marito Paul Valabrègue, nel 1815 il "Journal des débats" annunciò un suo concerto con un'aria di Pucitta.

La stampa parigina fu quasi sempre sprezzante nei confronti di Pucitta, anche se non mancò qualche giudizio positivo. A Parigi, in una ripresa della Caccia di Enrico IV (1818), debuttò una giovane inglese, Elizabeth Ferron, che fu forse allieva e compagna di ventura di Pucitta in tournée in Austria e Germania.

Giunta in Italia, fu lei a cantare alla Scala La principessa in campagna (1820). Successivamente, Pucitta fece rappresentare Andromaca (1822) e La festa del villaggio (1822). Nel 1840 fu aggregato all'Accademia di Santa Cecilia in qualità di "maestro compositore onorario".

A Londra, pubblicò dapprima insieme a Chappell e, poi, per conto proprio, le collane "Periodical" e "New Periodical Work" dove, insieme ai pezzi staccati delle proprie opere, raccoglieva brani adatti a un pubblico di esecutori dilettanti. 

Nel 1825 tornò in Italia, dove intraprese la creazione di un'ampia edizione musicale, intitolata Opera pia per promuovere il canto spirituale nelle pie famiglie e case di educazione in Italia, contenente pezzi sacri a uso domestico. Pucitta chiese di poter dedicare la raccolta all'imperatore austriaco, ma gli fu negato.

Più avanti, stampò Le mille melodie consagrate a Maria immacolata e i "cantici popolari" raccolti nel Mese di Maria (1850). 

Morì a Milano nel 1861.


BRANI CONSIGLIATI PER L'ASCOLTO

Coro e aria di Licinio dall'opera "La Vestale"



Duetto "Un palpito mi sento", dall'opera "La caccia di Enrico IV"



Sinfonia



FONTI BIBLIOGRAFICHE

Carnini, Daniele (2016), PUCITTA, Vincenzo in Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 85 [online]. Ultimo accesso: 27 febbraio 2023. Disponibile presso: https://www.treccani.it/enciclopedia/vincenzo-pucitta_(Dizionario-Biografico)















Commenti