STEFANO LANDI

Stefano Landi nacque nel 1587 a Roma, figlio del calzolaio Antonio Mattei e di sua moglie Cecilia di Fabio Landi. 

Rimasto giovanissimo orfano del padre, Stefano assunse il cognome della madre, in attuazione di una disposizione testamentaria del nonno materno Fabio.

Nel 1595, il giovane fu ammesso come "putto soprano" nel Collegio Germanico di Roma e si presume che vi sia rimasto per quattro o cinque anni, studiando con l'allora maestro di cappella Asprilio Pacelli. 

Poco dopo, Landi intraprese la carriera ecclesiastica e, nel 1599, fu promosso alla prima tonsura nell'oratorio di S. Maria in Vallicella.

Nel 1602, Landi entrò nel Seminario romano, dove completò gli studi nel 1607, discutendo una tesi in filosofia, le cui conclusioni furono dedicate al cardinale Pamphilj, vicario e protettore del seminario.

La carriera musicale del giovane iniziò a S. Maria in Trastevere, dove fu organista nell'aprile-maggio 1610. Successivamente, fu maestro di cappella a S. Maria della Consolazione (1614-1617 e, forse, 1621) e alla Madonna dei Monti (1624).

Importanti per Landi furono le relazioni intrattenute con la più alta aristocrazia, alcune delle quali emergono dalle dediche accompagnanti le sue opere date alle stampe e, in qualche caso, confermate da altri documenti. Ad esempio, al vescovo di Padova Marco Corner, per il quale lavorò come maestro di cappella, dedicò i Madrigalia cinque voci. Libro primo (1619).

Si ricordano anche i tentativi di entrata nel seguito dei Borghese, poiché il compositore dedicò a monsignor Alessandro Mattei, chierico di Camera del papa, la "tragicommedia pastorale" La morte d'Orfeo (1619). 

L'anno seguente, invece, Landi dedicò il suo primo libro di Arie a una voce (1620) al principe romano Paolo Savelli. 

Morto il papa Paolo V, il compositore si rivolse ai Ludovisi, famiglia del nuovo pontefice Gregorio XV. Morto quest'ultimo, Landi passò al servizio del cardinale Maurizio di Savoia, al quale dedicò i Psalmi integri quatuor vocibus (1624).

Con l'allontanamento del cardinale da Roma, Landi passò a servire i Barberini, iniziando con la composizione della Missa in benedictione nuptiarum a 6 voci "a cappella", per il matrimonio tra Taddeo Barberini e Anna Colonna.

La carriera musicale del compositore raggiunse il culmine nel 1629, quando fu ammesso nella cappella pontificia come contralto, incaricato anche della revisione dei canti fermi in uso nella liturgia. 

Morì nel 1639 a Roma.

Landi fu uno dei più prolifici e rappresentativi autori di arie per musica, arrivando a pubblicare ben otto raccolte del genere fra il 1620 e il 1639, delle quali quattro pervenuteci. Si tratta prevalentemente di canzonette strofiche, talvolta nella forma di variazione su un basso ostinato e talvolta di ariette strofiche nello stile della villanella. 

Gli ultimi libri, invece, si caratterizzano per un uso più sciolto dell'aria, dell'arioso e del recitativo, che rendono tali brani più simili alle cantate del tempo.

Tra le composizioni sacre, si ricordano i Psalmi integri (1624), contenenti l'intonazione polifonica dei sette salmi più comuni e di un Magnificat. Da segnalare anche alcune canzoni strumentali a due, tre e quattro strumenti (liuto, tiorba e arpa) e basso continuo.


BRANI CONSIGLIATI PER L'ASCOLTO

Aria "Passacaglia della vita" (Homo fugit velut umbra) per tenore (spuria)


Aria "Augellin che 'l tuo Amor" per tenore


Aria "T'amai gran tempo e sospirai mercede" per soprano, chitarra barocca e arciliuto


FONTI BIBLIOGRAFICHE

Morelli, Armando (2004), LANDI, Stefano in Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 63 [online]. Ultimo accesso: 14 maggio 2024. Disponibile presso: https://www.treccani.it/enciclopedia/stefano-landi_(Dizionario-Biografico)

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