MARC'ANTONIO INGEGNERI


Marc'Antonio Ingegneri nacque nel 1536 a Verona, figlio di Innocenzo Ingegneri e di Giulia Foscari. 

Nonostante la tradizione storiografica lo indichi come allievo di Vincenzo Ruffo, è molto più probabile che studiò con il maestro della cappella veronese Jachet de Berchem e con il maestro di canto fermo Giacomo Brevio.

Sulla sua attività, non si hanno testimonianze certe ma, anche se il suo nome non risulta nella documentazione delle varie cappelle e dell'Accademia Filarmonica, molti testi poetici dei suoi primi madrigali fuono musicati da vari autori e potrebbero dimostrare una certa familiarità con gli indirizzi stilistici dell'accademia.

L'unica notizia nota è una breve parentesi come violinista nelle processioni della Scuola Grande di S. Marco a Venezia, svoltasi nel 1557, anno della morte del padre.

Una connessione con la corte di Parma e con i suoi musicisti viene dichiarata dallo stesso Ingegneri nella prefazione de Il primo libro de madrigali a sei voci (1586), dedicato al duca Ottavio Farnese.

Trasferitosi a Cremona nel 1566, il compositore iniziò, sotto la protezione del prevosto Giovanni Gadio, un'intensa attività che lo rese molto famoso e, in questo periodo, diede alle stampe Il secondo libro de madrigali a cinque voci (1572), dedicato a Massimiliano II.

Dopo la stampa della prima raccolta di musica sacra nel 1573, si intensificarono i suoi impegni liturgici. Benché compaia come "praefectus musicae" della cattedrale nel frontespizio delle Sacrarum cantionum cum quinque vocibus (1576), è solo con gli attestati di pagamento del 1578 che si ha idea dei reali compiti del compositore.

Questi svolse l'attività di "cantore" a capo di un gruppo di "soci", per i quali percepiva ulteriori compensi per esecuzioni polifoniche con nuovi organici misti vocali-strumentali per l'epoca.

Tuttavia, il suo ruolo di maestro di cappella non gli impedì di pubblicare ben cinque libri di madrigali tra il 1579 e il 1587.

Dal 1586 in avanti, il compositore pubblicò regolarmente musica sacra, raccogliendo le sue composizioni in due libri di mottetti a 6 voci (1586 e 1591), in un secondo libro di messe (1587), in un libro di responsori e di lamentazioni (1588) e in una raccolta di composizioni policorali (1589).

Morì nel 1592 a Cremona.

Lo stile di Ingegneri fu molto influenzato da Cipriano de Rore e ciò si avverte nell'adozione del contrasto tra sezioni omoritmiche e contrappuntistiche, nella ricerca di percorsi modali non convenzionali e nell'uso della pausa sospensiva in tutte le voci. 

Si ricorda anche la capacità di cogliere l'essenza espressiva dell'intero componimento con una comprensibile rappresentazione del testo, piuttosto che con la sottolineatura di singole parole o concetti.

Nelle successive raccolte profane, Ingegneri mostrò una grande attenzione verso la scrittura madrigalistica praticata a Ferrara e Mantova, attraverso l'adozione dello "stylus luxurians" ne Il terzo libro... a cinque voci e ne Il primo libro libro... a sei voci.

Quest'ultimo presenta realizzazioni polivocali con un minimo uso di diminuzioni che si rifanno al madrigale arioso e chiare suggestioni timbriche dei famosi "concerti delle donne", le quali rimandano allo stile di Luzzasco Luzzaschi ed evidenziano la padronanza di diverse tecniche compositive.

La scrittura per il repertorio sacro, soprattutto mottettistico, attua una polivocalità dei motivi, fatta di brevi incisi alternati in varie possibilità imitative e sovrappone le frasi senza interruzioni, individuando uno stile compositivo simile ai maestri oltremontani e raggiungendo nella struttura a canone del mottetto Noe, noe il massimo degli artifici contrappuntistici.

Anche le due raccolte di messe presentano caratteri stilistici analoghi e la tecnica parodistica adottata privilegia l'uso di singoli incisi motivici, più che di intere frasi. Si assiste a una semplificazione della struttura melodica vocale, fondamentalmente sillabica, senza giungere mai a un'omoritmia accordale.

Differente costruzione impone la raccolta policorale del 1589, dedicata al vescovo Sfrondati in occasione del conferimento della porpora cardinalizia. In essa, le architetture antifonali eccellono per magnificenza sonora e originale costruzione generale, mentre le singole voci tendono a rimanere indipendenti ritmicamente.


BRANI CONSIGLIATI PER L'ASCOLTO

Responsorio "Tenebrae factae sunt, Tenebrae"


Missa "Laudate Pueri Dominum"


Mottetto "O Bone Jesu" a 4 voci


FONTI BIBLIOGRAFICHE

Delfino, Antonio (2004), INGEGNERI, Marc'Antonio in Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 62 [online]. Ultimo accesso: 8 maggio 2024. Disponibile presso: https://www.treccani.it/enciclopedia/marc-antonio-ingegneri_%28Dizionario-Biografico%29/

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