LEONARDO VINCI

Leonardo Vinci nacque in una data sconosciuta e in luogo sconosciuto, figlio di Giuseppe Vinci e di una certa Antonia. Si ipotizza, ma non è certo, che sia nato nel 1705 a Napoli o nel 1690 in Calabria.

Studiò presso il "Conservatorio de' Poveri di Gesù Cristo" a Napoli, dove fu allievo di Gaetano Greco. Si ritiene che, una volta completati gli studi, sia rientrato a Strongoli, in Calabria, cercando un posto come organista o maestro di cappella in cattedrale, perfezionandosi nel mestiere prima di ritornare a Napoli.

Il libretto della sua opera Cecato fauzo (1719) e l'avviso della "Gazzetta di Napoli" lo indicano come "maestro di cappella della casa del principe di S. Severo". Non si sa quando iniziò questo servizio, anche se possa averlo fatto al termine degli studi in conservatorio. 

Sicuramente, l'incarico terminò prima della rappresentazione della sua seconda opera, Le ddoie lettere, il cui libretto lo indica come "maestro de cappella napoletano".

Tutte le partiture dei primi quindici anni di attività teatrale andarono perdute e la prima opera superstite fu Li zite ngalera (1722), primo suo lavoro teatrale del quale si conservò la musica. Sopravvissero anche i drammi musicali Publio Cornelio Scipione (1722) ed Erighetta e Don Chilone (1726), ma anche diversi intermezzi dell'Ermelinda.

Nella stagione del Carnevale 1724, invece, Vinci esordì al teatro Alibert di Roma con Farnace e, nello stesso anno, debuttò anche al teatro veneziano "S. Giovanni Grisostomo" con l'Ifigenia in Aulide e La rosmira fedele.

Nel 1725 divenne pro-vicemaestro della cappella reale e scrisse i tre drammi per musica Astianatte (1725), Didone abbandonata (1726) e Siroe re di Persia (1726), rappresentati, rispettivamente, a Napoli, a Roma e a Venezia. Tutti e tre furono scritti in collaborazione con Metastasio, insieme al quale Vinci concepì il Catone in Utica (1728), rappresentato al teatro Albert di Roma.

In questi anni, scoppiò una rivalità tra Vinci e Porpora in ambito teatrale la quale, secondo il musicologo Burney, era iniziata ai tempi del conservatorio. Al periodo, risalgono i drammi La contesa de' numi, Alessandro nell'Indie e Artaserse, tutti rappresentati a Roma.

Morì nel 1730 a Napoli, a causa di "dolor colico in un subbito senza neanche potersi confessare". Si ipotizza che ciò possa esser stato causato da un avvelenamento, perpetrato da un nobile per questioni d'onore o per debiti di bisca.

La sua produzione annovera circa 12 cantate da camera, diversa musica ecclesiastica e oratori. La maggior parte delle opere attribuitegli sono tardivi contrafacta realizzati in Boemia. Soltanto una messa di Gloria in La maggiore per doppio coro e orchestra, l'oratorio Maria Dolorata e la prima parte di un oratorio per la Madonna del Rosario sono autentiche.

Secondo Burney, Vinci introdusse alcune innovazioni anticipatorie dello "stile classico", come lo stretto legame tra l'intonazione del testo e la direzione della fraseologia musicale, dovuta al rallentamento del ritmo armonico e all'alleggerimento del tessuto strumentale nell'organico e nella condotta delle parti. Ciò si nota particolarmente nelle arie delle sue opere.


BRANI CONSIGLIATI PER L'ASCOLTO

Sinfonia dall'opera "Partenope"


Aria di Catone "Dovea Svenarti Allora", dall'opera "Catone in Utica"


"Sonata in Re maggiore" per flauto dolce e chitarra


Sinfonia per archi e basso continuo


Aria di Megabise "Sogna il guerrier le schiere", dall'opera "Artaserse"


Duetto "Chi desia di sanar l'ipocondria", dall'opera "L'ammalato immaginario"


Aria "Si bella Mercede", dall'opera "Ermelinda"


"12 Assoli in Sol maggiore" per flauto (o violino) e basso continuo 


FONTI BIBLIOGRAFICHE

Markstrom, Kurt S. (2020), VINCI, Leonardo in Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 99 [online]. Ultim accesso: 26 ottobre 2023. Disponibile presso: https://www.treccani.it/enciclopedia/leonardo-vinci_%28Dizionario-Biografico%29/

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