DOMENICO ALBERTI

Domenico Alberti nacque nel 1710 circa (o nel 1717) a Venezia. Fu allievo di Antonio Buffi (canto) e di Antonio Lotti (composizione), diventando presto famoso come esecutore cembalistico e cantante.

Come paggio d'onore, seguì a Madrid l'ambasciatore della Repubblica veneta, rimanendo in Spagna fino al 1736. 

In questo periodo, arrivò nel paese il celebre castrato Carlo Broschi Farinelli che, ascoltato il giovane, esclamò: "Per fortuna, si tratta solo di un dilettante, altrimenti avrei in lui un rivale troppo temibile". Tale aneddoto fu riferito da J. B. Laborde nel suo Essai sur la musique ancienne et moderne (1780), ma non si è certi che l'evento sia realmente accaduto.

Nel 1737, Alberti si recò a Roma con il marchese Molinari e, qui, si fece subito notare come compositore. Si dice che amasse passeggiare per le vie romane, cantando e suonando la chitarra o il liuto, seguito da diversi ammiratori esultanti.

Non si conosce con certezza il luogo e la data della sua morte, in quanto alcuni indicano che sia morto a Roma,  mentre altri a Formia, intorno al 1740/1750.

La sua breve esistenza e la vita avventurosa non gli impedirono di affermarsi come compositore, in quanto nel 1737 rappresentò a Venezia la serenata Endimone e l'azione teatrale Galatea, entrambe su testo di Metastasio. Incerta è l'attribuzione di un'Olimpiade (1737 o 1739) e del Temistocle. 

Diverse sue arie autonome per voce e strumenti si trovano in diverse biblioteche europee. In ogni caso, l'importanza storica del compositore risiede soprattutto nelle musiche per clavicembalo, le quali sono costituite da un gruppo principale di 36 Sonate, molte oggi perdute. 

Nel 1761, un suo allievo, Giuseppe Jozzi, pubblicò a proprio nome a Londra e ad Amsterdam un gruppo di otto Sonate. Altre sonate, infine, furono inserite in diverse raccolte inglesi degli anni '60 e '70 del XVIII secolo.

Le sonate di Alberti sono in forma bipartita e consistono di un "Allegro" iniziale, spesso in forma di Toccata, seguito da un "Andante", in cui compare un basso arpeggiato (il cosiddetto "basso albertino") che, affidato alla mano sinistra, accompagna la melodia esposta dalla mano destra.

Tale pratica si diffuse rapidamente in Europa, venendo introdotta in Germania da F. A. Maichelbach nel 1796 e adottata, più tardi, da W. A. Mozart nelle sue sonate.


BRANI CONSIGLIATI PER L'ASCOLTO

"Sonata IV in Sol minore", dalla raccolta "Otto sonate per clavicembalo, op. 1"


"Adagio in Si bemolle maggiore" per pianoforte barocco


"Sonata V in La maggiore", dalla raccolta "Otto sonate per clavicembalo, op. 1"


FONTI BIBLIOGRAFICHE

Piemonte, Guido (1960), ALBERTI, Domenico in Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 1 [online]. Ultimo accesso: 4 ottobre 2023. Disponibile presso: https://www.treccani.it/enciclopedia/domenico-alberti_%28Dizionario-Biografico%29/

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