RUGGIERO LEONCAVALLO


Ruggiero (anche Ruggero) Leoncavallo nacque nel 1857 a Napoli, figlio del magistrato Vincenzo Leoncavallo e di Virgina D'Auria. Il padre, trasferito a Eboli e poi a Cosenza, portò con se tutta la famiglia. Fu proprio qui che il piccolo Ruggiero apprese i primi rudimenti di pianoforte.

Ritornato a Napoli nel 1868, Leoncavallo studiò al conservatorio locale, dove ebbe come insegnanti Beniamino Cesi (pianoforte), Michele Ruta (armonia), Lauro Rossi e Paolo Serrao (composizione). Sin da ragazzo frequentò i teatri cittadini, appassionandosi all'opera lirica.

Secondo un manoscritto conservato alla casa musicale "Sonzogno" di Milano, il ragazzo avrebbe conseguito sia la licenza liceale all'istituto "Vittorio Emanuele" di Napoli che il diploma di maestro nel 1876. Non si esclude che, nello stesso anno, abbia assistito alla prima assoluta del ciclo wagneriano L'anello del Nibelungo.

Sotto l'influenza di Wagner, compose una trilogia sul modello de L'anello, intitolata Crepusculum, oltre all'opera Tommaso Chatterton, ispirata al romanzo omonimo dello scrittore francese Alfred de Vigny.

Tornato a Potenza per gli obblighi di leva, che evitò grazie al fratello primogenito Leone, decise di recarsi dallo zio Giuseppe in Egitto. Qui lavorò come maestro di pianoforte, pianista e insegnante. Dopo quattro anni (1879-1882), a causa del clima di ostilità verso gli stranieri occidentali, ritornò in Europa.

Raggiunta Parigi, vi si stabilì, iniziando la sua carriera di pianista nei café chantant e all'"Eldorado", per poi passare ai salotti mondani e al teatro come maestro di canto, accompagnatore pianistico e autore di romanze da camera.

Sposatosi con la sua allieva Berthe Rambaud, dopo sei anni di soggiorno parigino, tornò in Italia, stabilendosi a Milano, dove continuò la sua attività pianistica e di maestro di canto. 

Sarà solo il successo della Cavalleria Rusticana di Mascagni a spingerli a creare un'opera simile. Ispirandosi alle ambientazioni siciliane della Cavalleria e ai suoi ricordi infantili calabresi, creò Pagliacci (1892), la quale ebbe enorme successo e vide numerose rappresentazioni in tutto il mondo.

Le sue opere I medici, Tommaso Chatterton e La bohème, invece, non ottennero il successo sperato e videro solo poche rappresentazioni. Delle opere successive, soltanto Zazà sarebbe entrata nel repertorio, rimanendovi fino alla fine degli anni '20 e con significative riprese negli anni '40 e '60.

Il trionfo a Berlino de i Pagliacci fruttò a Leoncavallo una commissione dell'imperatore Guglielmo II di un'opera celebrativa della dinastia degli Hohenzollern, ma né il breve successo di Der Roland von Berlin (1904), né Maia (1910) e nemmeno Goffredo Mameli (1916), riuscirono a risollevare le sorti del compositore, oramai emarginato dal mondo operistico.

Appoggiandosi al suo talento melodico e alla sua vena comica, Ruggiero decise di riciclarsi nell'ambito dell'operetta, ottenendo successi duraturi con Malbruk (1910) e La reginetta delle rose (1912).

A causa del suo cattivo stato di salute, dovuto al diabete, morì nel 1919 a Montecatini, dove si era sottoposto a numerose cure.

La sua ultima opera, Edipo Re in atto unico tratto da Sofocle, fu completata dall'amico Giovanni Pennacchio e rappresentata a Chicago nel 1920.



BRANI CONSIGLIATI PER L'ASCOLTO

"Valse mèlancolique" (Valzer maliconico) per pianoforte



Aria "Vesti La Giubba", dall'opera "Pagliacci"



"Intermezzo", dall'opera "Pagliacci"



Romanza "Mattinata" per tenore e orchestra



Valzer di Musetta "Quando m'en vo", dall'opera "La Bohème"



FONTI BIBLIOGRAFICHE

Streicher, Johannes (2005), LEONCAVALLO, Ruggiero in Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 64 [online]. Ultimo accesso: 14 gennaio 2023. Disponibile presso: https://www.treccani.it/enciclopedia/ruggiero-leoncavallo_%28Dizionario-Biografico%29/



















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