ENNIO PORRINO


Ennio Porrino nacque nel 1910 a Cagliari, figlio di Clemente Porrino e di Dolores Onnis. Fin da piccolo, studiò violino e composizione con un insegnante privato.

Studiò al Conservatorio di Santa Cecilia di Roma, dove ebbe come insegnanti Cesare Dobici e Giuseppe Mulè, diplomandosi in composizione nel 1932. Nello stesso anno, iniziò la frequentazione del corso triennale di perfezionamento di Respighi e, quattro anni più tardi, fu nominato insegnante di armonia e contrappunto presso il medesimo conservatorio.

Nel 1943 fu dichiarato decaduto dal suo ruolo al conservatorio e, dopo aver vinto un concorso, fu nominato titolare della cattedra di contrappunto, fuga e composizione al Conservatorio di Palermo ma, poiché la Sicilia era in mano agli alleati, fu trasferito a Napoli e poi a Venezia.

In ogni caso, non riuscì a prendere servizio in entrambe le città e, dopo la sua adesione alla Repubblica Sociale Italiana, lavorò come direttore generale per il teatro del ministero della Cultura popolare e come autore delle musiche per i film prodotti a Venezia.

Al termine della guerra, Porrino fu dispensato dal servizio, a causa della sua adesione alla RSI. Dopo l'amnistia del 1946, lavorò come bibliotecario e come insegnante di contrappunto, fuga e composizione al Conservatorio di Napoli. 

Oltre alle attività di compositore e di critico musicale, dal 1944 Porrino esercitò anche quella di direttore d'orchestra, eseguendo soprattutto lavori propri.

Morì nel 1959 a Roma, a causa di un encefalite.

L'esperienza musicale del compositore va inquadrata nel contesto politico-culturale dell'Italia fascista, partendo dalla prima esecuzione di Traccas per canto e pianoforte fino ad arrivare al Manifesto antimodernista (1932).

Come si nota nei suoi scritti, Porrino fu contro i movimenti estremisti antiromantici, il neoclassicismo e la dodecafonia, auspicando addirittura che il "Sindacato nazionale fascista dei musicisti" vigilasse meglio le manifestazioni musicali e le proiezioni teatrali, adottando opportuni provvedimenti nei confronti dell'"arte degenerata".

Porrino rimase fedele al fascismo fino alla fine, aderendo anche alla RSI, per la quale scrisse la Marcia del volontario, come richiesto da un bando del 1944 della "Confederazione fascista dei professionisti e degli artisti".

La sua produzione musicale seguì sia l'invenzione diretta, legata alla tradizione melodica e influenzata dal melodramma ottocentesco e verista, sia la rielaborazione della musica popolare sarda. 

In quest'ultimo filone, rientrano il poema sinfonico Sardegna (1933) e le "tre danze primitive sarde" Nuraghi (1952) per piccola orchestra, caratterizzate dalla presenza fugace di procedimenti dodecafonici.

All'interno del gruppo, tuttavia, l'opera migliore è il dramma musicale I Shardana (gli uomini dei nuraghi), nel quale Porrino ricreò l'atmosfera dei sardi dell'era nuragica, inserendola in un contesto operistico verista.

Il filone dell'invenzione diretta, invece, comprende come opere l'"istoria" Gli Orazi (1941). Dopo la caduta del fascismo, Porrino inserì diverse novità nelle sue partiture, come passaggi politonali, atonali e dodecafonici. Esempi si ritrovano nel Concerto dell'Argentarola (1953) e in Sonar per musici (1958).


BRANI CONSIGLIATI PER L'ASCOLTO

Poema sinfonico "Sardegna"


"Concerto dell'Argentarola" per chitarra e orchestra


"Canti della schiavitù" per violino, violoncello e pianoforte


FONTI BIBLIOGRAFICHE

Trudo, Antonio (2016), PORRINO, Ennio in Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 85 [online]. Ultimo accesso: 19 febbraio 2024. Disponibile presso: https://www.treccani.it/enciclopedia/ennio-porrino_%28Dizionario-Biografico%29/

Commenti