GUGLIELMO EBREO DA PESARO

Guglielmo Ebreo da Pesaro nacque verso il 1420 forse a Pesaro, probabilmente da un Moyses o Musetto, originario della Sicilia e maestro di danza alla corte pesarese.

Nel 1433 iniziò l'attività di maestro di ballo, teorico, compositore e coreografo, dapprima come allievo e, in seguito, come collaboratore di Domenico da Piacenza. Lavorò principalmente presso la corte di Alessandro Sforza a Pesaro, con occasionali spostamenti nelle vicine corti dei Varano a Camerino e dei Montefeltro a Urbino.

Dal 1450 lavorò a Milano per Francesco Sforza e, successivamente, fu a Bologna (1454), Milano (1455), Imola (1458) e altre città italiane.

Nel 1463 terminò il trattato sulla danza De pratica seu arte tripudii vulgare opusculum, dedicato a Galeazzo Maria Sforza, figlio del duca di Milano. Tra il 1463 e il 1465, si convertì alla religione cattolica, assumendo il nuovo nome di Giovanni Ambrosio.

Nel 1464 risulta impiegato alla corte milanese e, dall'anno successivo, alla corte del re di Napoli dove rimase, forse, fino al 1467, ritornando a Milano solo l'anno successivo. 

Nel 1470 si trovò a Pesaro e, l'anno successivo, lavorò tra Urbino, Faenza e Pesaro. I suoi ultimi importanti impegni, come coreografo nelle feste di corte, furono a Napoli (1474) e a Pesaro (1475). Cercò diverse volte di ottenere impieghi stabili presso altre corti, senza mai riuscirvi.

Nel 1481 risultò essere anche a Ferrara, come maestro di ballo della giovane Isabella d'Este e, tre anni dopo, fu rifiutato definitivamente come maestro di danza e coreografo alla corte fiorentina.

Morì in luogo e data sconosciuti.

Il suo trattato De pratica seu arte tripudii vulgare opusculum, dopo il trattato De arte saltandi et choreas ducendi di Domenico da Piacenza e il Libro dell'arte del danzare di Antonio Cornazzano, è il più antico trattato sull'arte coreografica.

Esso sopravvive in sette codici manoscritti e in tre frammenti. Il codice più importante, per pregio e completezza, è conservato alla "Bibliothèque nationale" di Parigi.

L'opera, scritta in un elegante volgare toscano, si apre con due poesie, una in volgare e una in latino, dedicata a Galeazzo Maria Sforza. Seguono un sonetto che celebra l'arte della danza e un proemio nel quale Guglielmo, ricostruendo l'originario legame tra musica e danza, dimostra l'alto valore estetico-morale di quest'ultima.

Il trattato prosegue con una prima parte teorica in due libri e con una seconda parte pratica. Nel primo, si espongono i principi base della danza, seguiti da regole ed esercizi pratici mentre, nel secondo, si illustrano i precetti fondamentali ai quali i danzatori devono conformarsi, adottando la forma del dialogo e rivolgendosi a ipotetici allievi. Questa prima parte è conclusa da un sonetto.

La seconda parte, invece, descrive 14 bassedanze, 5 delle quali attribuite a Domenico da Piacenza. Alle bassedanze seguono 17 balli, dei quali 5 sono di Guglielmo (Duchesco, Ligiadra, Colonnese, Gratioso, Spero). Questa seconda parte si conclude con una canzone morale, scritta in lode del compositore da Giovanni Mario Fidelfo.

Seguono, infine, le melodie monofoniche dei balli Belriguardo, Colonnese, Gelosia, Gratioso, Ingrata, Iove, Legiadra, Leoncello, Marchesana, Pizocara, Presoniera e Spero.

Un'altra copia del trattato risale al 1474. Rispetto all'originale, qui mancano la dedica, le poesie iniziali, l'ode di Fidelfo e le miniature. Tuttavia, sono presenti tre nuovi capitoli, che illustrano il rapporto tra stile di danza e modo di vestire e compaiono descrizioni coreografiche di tre balli e una bassadanza francesi, con musica di Guglielmo. In conclusione, vi è un'autobiografia del compositore.

Le altre copie, invece, sono prive della dedica, della notazione musicale e delle miniature e si trovano a Modena, Firenze e New York. Esse includono parti del trattato di Domenico da Piacenza. L'ultimo, insieme alla copia custodita a Siena, contiene numerose danze anonime, non presenti nelle altre copie.

Oltre ai codici, infine, sono pervenuti tre frammenti del trattato, conservati a Firenze, Foligno e Venezia. L'ultimo contiene la descrizione di due bassedanze non riportate nelle altre fonti.


BRANI CONSIGLIATI PER L'ASCOLTO

Danza a tre "Petit Vriens" per liuto


Danza "La bassa castiglia" per flauti dolci contralto e tenore


Bassadanza chiamata "Pellegrina in tre" 


Ballo notato "Colonnese" 


Ballo notato a tre "Amoroso"

 


NOTE

Bassadanza: danza di origine francese e di andamento lento, così chiamata perché veniva eseguita con i piedi aderenti a terra, strisciandoli e ballandola a coppie. Ebbe grande fortuna tra il 1450 e il 1550 come danza cerimoniale, specialmente presso la corte borgognona. Si diffuse anche in Spagna e in Francia. Fonte: Wikipedia.


FONTI BIBLIOGRAFICHE

Oliverio, Dario (2003), GUGLIELMO Ebreo da Pesaro in Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 60 [online]. Ultimo accesso: 15 novembre 2023. Disponibile presso: https://www.treccani.it/enciclopedia/guglielmo-ebreo-da-pesaro_%28Dizionario-Biografico%29/

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