MARIO PASQUALE COSTA

Pasquale Antonio Cataldo Maria (detto Pasquale Mario) nacque nel 1858 a Taranto, figlio del controllore di dogana Angelo Costa e di sua moglie Maria Giuseppa Malagisi. 

Trasferitosi con la famiglia a Napoli, a dodici anni iniziò a esibirsi come fanciullo cantore in varie chiese napoletane.

Successivamente, entrò nel conservatorio di S. Pietro a Maiella, dove studiò con Paolo Serrao (armonia e composizione), lo zio Carlo Costa (contrappunto), Costantino Palumbo e Giuseppe Martucci (pianoforte) e, infine, con un certo maestro Scafati (canto).

Non ancora diciassettenne, Costa aveva già composto e pubblicato diverse romanze, come M'amasti mai?, La preghiera dell'orfanella, Saluto alla patria, In alto mare e Languirò sempre. 

Nonostante il grande successo ottenuto, il suo stile, insolito e diverso dal tradizionale "canto all'italiana", non fu pienamente compreso e il compositore cercò fortuna altrove. 

Probabilmente attratto dai successi dello zio Michael e dal costante favore incontrato dalla musica italiana in Inghilterra, nel 1881 si recò a Londra, dove ottenne il successo che cercava.

Nel 1884 rientrò a Napoli, dove nel frattempo aveva sposato Carolina Sommer, dedicandosi pienamente all'esecuzione e alla composizione. Iniziò anche a interessarsi al teatro e, nel 1889, fece rappresentare la fiaba per marionette in un atto Le Disilluse.

Nel 1890 si trasferì a Parigi, dove ottenne grande successo con la pantomima musicale Histoire d'un Pierrot (1893). Seguì la commedia musicale Il Capitan Fracassa (1909), rappresentata al Teatro Alfieri di Torino.

Nel 1915, a causa della prima guerra mondiale, la carriera di Costa si fermò e, lasciata Parigi per l'Italia, raggiunse la zona di guerra per portare sollievo ai combattenti con le sue canzoni. A questo periodo, risalgono O caro figlio, Omaggio all'esercito per banda, Rapsodia eroica per orchestra e banda e l'inno Italia, su versi di Francesco Pastonchi.

Ripresa l'attività compositiva, si dedicò all'operetta, divenendo ben presto uno dei maggiori esponenti. Tra i suoi lavori in quest'ambito, si ricordano Posilipo (1921), Scugnizza (1922), Il re delle api (1925), Mimì Pompon (1925).

Fu anche autore, in un periodo non precisato, delle pantomime Le modèle revé, Le voyage de noces o Une nuit de noces, La dame de pique e il ballo Salomè. 

Compose anche marce, pezzi pianistici e un centinaio di romanze, come Canzone di Mignon, La primavera e la celeberrima Serenata medioevale. Rimusicò anchel'inno Fratelli d'Italia di Goffredo Mameli.

Morì nel 1933 a Montecarlo (Principato di Monaco).

Il suo nome è soprattutto legato all'abbondante produzione di canzoni napoletane, per lo più su poesie di Salvatore Di Giacomo e di Ferdinando Russo. Fu anche autore dei versi di alcune sue canzoni, come 'A frangesa (1894), Tarantì Tarantelle (1889), A' signora Luna (1892) e Serenata napulitana (1897).

Ultimo cantore napoletano, Costa si ricollega alla grande tradizione vocale sette-ottocentesca individuabile in alcune caratteristiche della melodia napoletana, come le strofette agili e il ritmo variato, fluido e scorrevole.

Geniale inventore di melodie, sorretto da una sensibilità per il rinnovato interesse per il canto popolare, il compositore realizzò i suoi migliori lavori in collaborazione con il poeta Salvatore Di Giacomo, esprimendo i suoi sentimenti più intimi, come in Scétate (è nu ricamo sta mandulinata).

Oltre che con Di Giacomo, collaborò con altre personalità letterarie significative del tempo, come Edoardo Scarfoglio, Enrico Panzacchi, Mario Rapisardi e Lorenzo Stecchetti.


BRANI CONSIGLIATI PER L'ASCOLTO

Romanza "Scétate" per voce, mandolino e chitarra


"Serenata Napulitana" per voce e mandolino


Marcia per pianoforte "'A Frangesa"


FONTI BIBLIOGRAFICHE

Meloncelli, Raoul (1984), COSTA, Pasquale Antonio Cataldo Maria in Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 30 [online]. Ultimo accesso: 16 giugno 2024. Disponibile presso: https://www.treccani.it/enciclopedia/pasquale-antonio-cataldo-maria-costa_(Dizionario-Biografico)

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