CARLO MONZA

Carlo Monza nacque nel 1735 a Milano, data dedotta dal suo primo lavoro, l'opera Olimpiade, allestita nella sua città natale. La provenienza, invece, è attestata nei libretti dal Sesostri, re d'Egitto (1759) in avanti.

Parallelamente al teatro, l'almanacco "Milano sacro" segnala, a partire dal 1761, il servizio prestato in varie chiese milanesi come maestro di cappella. Nel 1768, invece, fu nominato organista in S. Gottardo in Corte.

Dal 1766, la sua fortuna operistica si impose anche a Torino (Oreste), Roma (Demetrio, Germanico in Germania) e Napoli (Adriano in Siria). A partire dalle recite romane degli intermezzi comici Il finto cavalier parigino (1770), il compositore è spesso definito nei libretti "cavaliere", ma non se ne conosce l'ordine.

Secondo Burney, Monza era, in quel periodo, uno dei migliori musicisti teatrali di Milano, come confermato anche dalle recensioni sulla Gazzetta di Milano.

L'opera Aristo e Temira (1771) lo fece conoscere in un nuovo luogo e contribuì, forse, all'aggregazione all'Accademia Filarmonica, occasione per la quale compose il mottetto Pulchra es et decora. Infatti, nel libretto dell'Antigono (1771), il compositore viene definito "Accademico Filarmonico".

Nel 1773, Monza divenne maestro di cappella in S. Giovanni in Conca e, due anni dopo, fu nominato direttore della cappella di corte in S. Gottardo, presso la quale lavorava già come organista.

Dopo la rappresentazione dell'Antigono a Roma nel 1772, la produzione operistica del compositore diminuì, a fronte di un impegno maggiore nella musica sacra. Nel 1775 andarono in scena a Milano Alessandro nelle Indie e Cleopatra e, nel 1777, si diede a Venezia Caio Mario. Seguì un assenza dai palcoscenici fino al 1784.

Dal "Giornale enciclopedico di Milano" e dalla "Gazzetta enciclopedica di Milano" si apprende che, nel 1780 e nel 1782, il compositore fu incaricato di scrivere le musiche per le esequie dell'imperatrice Maria Teresa d'Asburgo e del conte Carlo Firmian, governatore della Lombardia.

Nel 1783 contribuì a fondare il "Pio Istituto de' professori di musica", sorto per assicurare ai musicisti milanesi un fondo previdenziale e assistenziale. Negli anni successivi, invece, scrisse l'Ifigenia in Tauride (1784) ed Erifile (1785), i suoi ultimi lavori teatrali.

Nel 1787, Monza divenne maestro di cappella della chiesa metropolitana e, poco dopo, diede una messa pontificale, come testimonia il "Giornale Enciclopedico". Lo stesso informa di brani composti per le esequie dell'imperatore Giuseppe II d'Asburgo, lodando particolarmente il Miserere.

Morì nel 1801 a Bologna.

Oltre che musica ecclesiastica e teatrale, Monza compose diversi trii, quartetti, ouvertures, sinfonie e sonate. Alcune sinfonie furono composte negli anni '70 del XVIII secolo per la famiglia Visconti Borromeo e si suppone che fossero destinate a concerti privati o accademie.


BRANI CONSIGLIATI PER L'ASCOLTO

"Sonata in Do maggiore" per dulcimer martellato e chitarra


Mottetto "Veni ad me" per organo


Sinfonia chiamata "La tempesta di mare" per violino e orchestra


FONTI BIBLIOGRAFICHE

Garavaglia, Andrea (2012), MONZA, Carlo, detto il Monzino in Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 76 [online]. Ultimo accesso: 3 giugno 2024. Disponibile presso: https://www.treccani.it/enciclopedia/monza-carlo-detto-il-monzino_(Dizionario-Biografico)

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