FRANCESCO PROVENZALE

Francesco Antonio Provenzale nacque nel 1632 a Napoli da Ferrante Ferdinando e da Santella Garofano. 

Non vi sono notizie sulla sua giovinezza e sulla sua formazione musicale. Il suo nome compare, per la prima volta, negli anni '50, associato alle opere rappresentate a Napoli dalla compagnia dei "Febi Armonici".

A partire dal 1660, Provenzale, creatosi una famiglia, cercò un impiego stabile e sicuro: l'anno dopo, compare come insegnante al "Conservatorio di Santa Maria di Loreto" e, nel 1663, divenne maestro di cappella dello stesso conservatorio. 

Negli anni successivi, furono rappresentate al "Palazzo Reale" varie opere musicate da Provenzale o da musicisti a lui vicini, su testi attribuiti a Giuseppe Castaldo (La colomba ferita, opera sacra di Santa Rosalia (1670 o 1672), La vittoria fuggitiva (1672), La vita di santa Rosa (1679), ecc.).

Nel 1665 divenne maestro della Fidelissima Città di Napoli e fu nominato maestro del "Tesoro di San Gennaro". Soltando nel 1689 potè esercitare effettivamente quest'ultimo incarico e celebrò l'occasione con la stampa dei Mottetti a due voci diverse.

Negli anni 1671-1675, il compositore tornò a produrre "melodrami" per la corte e per il teatro di San Bartolomeo. Giunto ai vertici delle maggiori istituzioni musicali napoletane, rimaneva soltanto da conquistare la Real Cappella di palazzo diventando maestro, ruolo che gli fu soffiatto da Alessandro Scarlatti nel 1684.

Soltanto a causa delle numerose assenze di Scarlatti, nel 1690 il ruolo passò a lui. Veniva inoltre chiamato come maestro nelle festività presso diverse chiese napoletane (San Domenico Maggiore, Santa Chiara, Pio Monte della Misericordia, ecc.).

Morì nel 1704 a Napoli.

La sua produzione certa consiste in 35 composizioni, di cui nove melodrammi tra sacri e profani, tre cantate da camera e, per il resto, musiche ecclesiastiche e mottetti. Dei suoi melodrammi, sopravvivono intere le partiture de Il schiavo di sua moglie e La stellidatura vendicante

Il capolavoro teatrale resta La colomba ferita, "opera sacra" con personaggi comici che cantano in napoletano e calabrese, travestimenti e duelli tra demoni e angeli.

Nei melodrammi, i momenti lirici sono concepiti come arie su basso ostinato o come arietta dall'accentuata scansione ritmica. La maestria di Provenzale si ritrova nel trattamento dei bassi, con intrecci armonici densi e difficili, i quali si ritrovano nel Vespero breve e nella Missa defunctorum. 

Infine, le due cantate del Fondo Noseda del Conservatorio di Milano, certamente sue, presentano una scrittura elaborata con due violini e un ardito contrappunto. 


BRANI CONSIGLIATI PER L'ASCOLTO

Aria di Armidoro "Deh rendetemi, ombre care" dall'opera "La stellidatura Vendicante"


Mottetto "Pange Lingua"


Vespro "Beatus Vir y Magnificat"


FONTI BIBLIOGRAFICHE

Fabris, Dinko (2016), PROVENZALE, Francesco Antonio in Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 85 [online]. Ultimo accesso: 14 settembre 2022. Disponibile presso: https://www.treccani.it/enciclopedia/francesco-antonio-provenzale_%28Dizionario-Biografico%29/





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