GUSTAV HOLST

Gustav Holst nacque nel 1874 a Cheltenham (Regno Unito), figlio del musicista professionista Adolph von Holst e di sua moglie Clara Lediard.

All'età di 12 anni, il giovane imparò a suonare il pianoforte, il violino e il trombone. Tra il 1886 e il 1891 studiò alla Cheltenham Grammar School e, nel frattempo, iniziò a comporre.

Le sue prime composizioni comprendono pezzi per pianoforte, voluntaries per organo, canzoni, inni e una sinfonia. In questo periodo, fu fortemente influenzato da Mendelssohn, Chopin, Grieg e Sullivan.

Dopo aver terminato gli studi, Holst studiò contrappunto con l'organista George Frederick Sims a Oxford e, al suo ritorno, ottenne un incarico come organista e direttore di coro a Wyck Rissington.

Nel 1893 si iscrisse al Royal College of Music, dove ebbe come insegnanti Frederick Sharpe (pianoforte), William Stephenson Hoyte (organo), George Case (trombone), Georges Jacobi (strumentazione), Charles Hubert Parry (storia della musica) e Charles Villiers Stanford (composizione).

Nel 1898 terminò gli studi e, poco dopo, fu nominato primo trombonista e répétiteur della Carl Rosa Opera Company. Fece anche una tournée con la Scottish Orchestra e suonò presso l'orchestra popolare White Viennese Band.

Nel 1901 sposò una certa Isobel, dalla quale ebbe una figlia e, sei anni più tardi, divenne insegnante alla James Allen's Girls' School di Dulwich e al Passmore Edward Settlement.

Come compositore, Holst si ispirò spesso alla letteratura, musicando poesie di Thomas Hardy e Robert Bridges. Fu anche particolarmente influenzato da Walt Whitman, i cui testi si ritrovano nelle composizioni di Holst Dirge for Two Veterans e The Mystic Trumpeter (1904).

Più tardi, scrisse alcuni allestimenti di traduzioni di testi sanscriti, tra i quali l'opera in tre atti Sita (1899-1906), basata su un episodio del Ramayana; l'opera cameristica Savtiri (1908), basata su un racconto del Mahabharata; quattro gruppi di inni dal Rig Veda (1908-1914) e due testi originari di Kālidāsa, Due quadri orientali (1909-1910) e Il messaggero delle nuvole (1913).

Nel 1908 si recò in Algeria su consiglio medico per curare l'asma e la depressione delle quali era sofferente e questo viaggio gli ispirò la suite Beni Mora, che comprendeva la musica da lui ascoltata per le strade algerine.

Dopo un successivo viaggio in Spagna, Holst si interessò all'astrologia, la quale gli ispirò in seguito la sua suite The Planets (1916). Nel 1917, invece, scrisse l'opera The Hymn of Jesus per coro e orchestra, la quale rimase ineseguita fino al dopoguerra.

Dopo un viaggio in Grecia, il compositore divenne insegnante di composizione all'Università di Reading e al Royal College of Music. Tra le opere di questo periodo, si ricordano la Sinfonia corale su parole di Keats e la breve opera shakespeariana At the Boar's Head.

Verso la fine della sua vita, Holst scrisse la Fantasia corale (1930) e gli fu commissionato dalla BBC un pezzo per banda militare, risultato nel preludio e nello scherzo Hammersmith. Compose anche la colonna sonora per il film The Bells (1931), il pezzo per banda jazz Capriccio e l'opera teatrale The Wandering Scholar.

Morì nel 1934 a Londra, a causa di un'insufficienza cardiaca seguita a un'operazione per l'ulcera di cui soffriva da tempo.

Sebbene Holst abbia scritto molte composizioni, tutto quello che compose prima del 1904 fu da lui classificato come "primi orrori" derivativi. Tra i pezzi più importanti di questo periodo, si ricordano il Trio per archi in Sol minore (1894), la Sinfonia di Cotswold (1899-1900), la Suite de ballet (1899), l'Ave Maria (1900). 

Si ricorda particolarmente anche l'opera su testi di Whitman The Mystic Trumpeter (1904), in cui si anticipano i richiami di tromba che caratterizzano Marte nella suite The Planets. In questo lavoro, per la prima volta, il compositore impiega la tecnica della bitonalità, ossia l'uso di due chiavi in contemporanea.

All'inizio del '900, il compositore iniziò a ricercare un "idioma musicale della lingua inglese" e a fare riferimento alla canzone popolare.

L'interesse di Holst per la mitologia indiana divenne evidente nell'opera Sita (1901-1906) e in altri diversi pezzi a tema indiano, come Maya (1901) per violino e pianoforte.

Mentre la musica delle ambientazioni indiane in versi rimase prettamente di carattere occidentale, in alcune ambientazioni vediche Holst sperimentò i raga indiani.

Un contributo rilevante allo sviluppo musicale del compositore derivò dal revival delle canzoni popolari inglesi, evidente nella suite orchestrale A Somerset Rhapsody (1906-1907) e nelle Due canzoni senza parole (1906).

Si ricordano anche due suite per banda militare rispettivamente in Mi bemolle (1909) e in Fa maggiore (1911). Nel 1912, Holst compose due salmi, in cui sperimentò il canto piano e la St. Paul's Suite.

Durante e dopo la composizione di The Planets (1916), Holst scrisse o arrangiò numerose opere vocali, tra le quali le Six Choral Folksongs (1916). Tuttavia, il primo lavoro importante di Holst, dopo The Planets, fu The Hymn of Jesus (1917), al quale seguì l'Ode alla morte (1918-1919).

Prima del suo riposo forzato nel 1924, Holst dimostrò interesse per il contrappunto nella sua Fugal Ouverture (1922) e nel Fugal Concerto (1923) per flauto, oboe e archi.

Nel suo ultimo decennio, mescolò ambientazioni di canzoni e pezzi minori con opere come il Terzetto per flauto (1925) per flauto, violino e oboe. 

Si ricordano anche la Sinfonia corale (1924) e la penultima opera di Holst, At the Boar's Head (1924), basata su scene di taverna della prima e della seconda parte dell'Enrico IV di Shakespeare.

Un successo molto popolare fu A Moorside Suite per banda di ottoni, scritta come pezzo di prova per i campionati del "National Brass Band Festival" del 1928. 

Negli ultimi anni di vita, Holst compose poche opere su larga scala, come A Choral Fantasia (1930) e gli Otto Canoni (1932). Si ricordano, infine, la Brook Green Suite (1932) e il Movimento lirico (1933) per viola e piccola orchestra.


BRANI CONSIGLIATI PER L'ASCOLTO

Suite "The Planets" (I pianeti) per orchestra


Corale "Ode to Death, op. 38" (Ode alla morte)


"Vedic Hymns" (Inni vedici) per baritono e pianoforte


FONTI BIBLIOGRAFICHE

Wikipedia, The Free Encyclopedia, Gustav Holst [online]. Ultimo accesso: 23 ottobre 2024. Disponibile presso: https://en.wikipedia.org/wiki/Gustav_Holst

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