ANTONIO SARTORIO

Antonio Sartorio (o Sertorio) nacque intorno al 1630 a Venezia, figlio di Giovanni Sartorio e di Pasquetta Tiboni. Nulla si conosce sulla sua formazione e la prima notizia nota su di lui riguarda il dramma Gl'amori infrutuosi di Pirro (1661), rappresentata al Teatro Grimani dei Ss. Giovanni e Paolo con scarso successo.

Nella stagione del Carnevale 1666, il compositore iniziò a collaborare con il teatro Vendramin di S. Salvatore (o S. Luca), facendo rappresentare il dramma Seleuco

Dal libretto dell'opera si deduce che, già all'epoca, Sartorio fosse al servizio del duca Giovanni Federico di Brunswick-Lüneburg e che, prima di recarsi a Hannover, stesse reclutando a Venezia cantanti e strumentisti per la cappella ducale.

Nel 1667 furono rappresentati al S. Salvatore i drammi La prosperità di Elio Seiano e La caduta di Elio Seiano dedicati, rispettivamente, al duca Giovanni Federico e a sua sorella Sofia Amalia, regina di Danimarca.

Al 1669, invece, risale la rappresentazione al Ss. Giovanni e Paolo de la Ermengarda regina de' Longobardi, mentre due anni dopo furono eseguiti a Hannover la "composizione per musica" Le gare degl'elementi e l'Adelaide a Venezia.

Agli inizi del 1672, il compositore si ammalò e si trattenne a Venezia. Dovette rifiutare varie commissioni e, solo grazie all'intercessione del nobile veneziano Bertucci Contarini presso il duca, i Vendramin riuscirono a commissionargli due opere per il carnevale, l'Orfeo e la riscrittura del Massenzio, già musicato da Francesco Cavalli.

Nel 1673, il compositore si recò a Hannover e, solo due anni più tardi, ritornò a Venezia, dove divenne vicemaestro della cappella di S. Marco, riprendendo anche la collaborazione con il S. Salvatore. 

A questo periodo, risalgono le opere Giulio Cesare in Egitto, Antonino e Pompeiano (1677), Anacreonte tiranno ed Ercole sul Termodonte (1678). L'anno successivo, scrisse l'ultima sua opera, I duo tiranni al soglio

Morì nel 1680 a Venezia.

Nello stesso anno, uscì una raccolta di Salmi a otto voci a due cori, dedicata ai Procuratori di Supra, amministratori della basilica di S. Marco. 

Poche sono le fonti di musica ecclesiastica sopravvissute e, oltre ai Salmi (1680), si ricordano un mottetto a voce sola (1695) e alcuni brani a 5 voci, probabilmente composti per la corte di Hannover.


BRANI CONSIGLIATI PER L'ASCOLTO

Aria "Ruscelletti che sciogliete", dall'opera "L'Orfeo"


Aria "Mi dispiace figlio mio", dall'opera "Giulio Cesare in Egitto"


FONTI BIBLIOGRAFICHE

Garavaglia, Andrea (2017), SARTORIO, Antonio in Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 90 [online]. Ultimo accesso: 17 gennaio 2024. Disponibile presso: https://www.treccani.it/enciclopedia/antonio-sartorio_%28Dizionario-Biografico%29/

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