PIETRO LAPPI
Pietro Lappi nacque nel 1575 a Firenze. Da giovane, entrò nella Congregazione di S. Girolamo da Fiesole, un ordine agostiniano all'epoca diffuso nelle maggiori città italiane.
In 30 anni di attività compositiva, Lappi fu maestro di cappella nella chiesa e convento di S. Maria delle Grazie a Brescia. Si trasferì in questa città probabilmente nel 1593 poiché, nella dedicatoria degli Hymni per tutto l'anno (1628) a 4 voci ai conti bresciani Francesco e Venceslao Gambara, dichiarò di aver goduto della loro protezione nello "spazio di trentacinque anni".
Il compositore rimase a Brescia tutta la vita, salvo sporadici soggiorni a Venezia. Sotto di lui, la cappella di S. Maria delle Grazie divenne la più importante istituzione musicale cittadina e uno dei centri più vivaci del Nord Italia.
La più antica raccolta di Lappi pervenutaci fu Sacra omnium solemnitatum vespertina psalmodia (1600) a 8 voci, la quale comprende 14 intonazioni salmodiche e tre Magnificat. Essa fu dedicata a Petrobello de Petrobelli, definito "peritissimo" di musica e che ricevette, anni dopo, anche l'omaggio della canzone strumentale La Pietrobella.
Nel 1605 apparve la raccolta di salmi vespertini Regis Davidis psalmi ad vesperas a 5 voci, con l'aggiunta di Magnificat, Gloria e falsi bordoni a 9 e 10 voci. L'opera fu dedicata al re di Polonia Sigismondo III Vasa, uno dei più entusiasti mecenati di musica sacra del tempo.
Tra i dedicatari delle raccolte di Lappi, si ricordano anche diversi benefattori della Congregazione Fiesolana, provenienti dalle maggiori città italiane, oltre a diversi canonici e arcivescovi di Salisburgo. Indubbiamente, questa rete di relazioni permise la diffusione internazionale delle musiche del compositore.
Morì nel 1630 a Brescia, all'età di 55 anni.
Delle 22 opere pubblicate a Venezia, solo 18 ci sono pervenute. Si tratta, in gran parte, di composizioni sacre destinate alla messa o ai diversi servizi liturgici dell'Ufficio.
Si ricordano anche due raccolte di litanie (1607 e 1627) e il Rosario musicale della sacratissima Imperatrice del cielo op. XXI (1629), comprendente una messa a tre cori, due mute di litanie, mottetti e salmi per il vespro della Beata Vergine.
Nella scrittura delle composizioni a quattro cori, attestata nella raccolta delle messe op. XIV (1624), scritte per l'arcivescovo salisburghese Paride Lodron, si nota l'influenza dei Salmi a quattro chori (1612) di Lodovico Viadana.
In queste composizioni, il coro a 6 voci soliste e quello di "ripieni per la cappella" vengono affiancati da due cori strumentali, formati da violini (o cornetti) e tromboni. Lo stesso organico si ritrova nel mottetto Incipite Domino a 6 voci.
La produzione strumentale annovera anche una raccolta di Canzoni da suonare op. IX (1616), con organici variabili dalle 4 alle 13 parti. Altre canzoni appaiono in alcune antologie coeve.
La raccolta delle canzoni termina con il brano La Monteverde per 13 parti in 3 cori, mentre i Concerti sacri op. XIII (1623) comprendono il mottetto a 3 voci Ave Regina Mundi, basato sul madrigale Vaga su spina ascosa del Settimo libro (1619) di Monteverdi.
Fecondo compositore attento all'adesione tra testo e musica ed esperto nella scrittura strumentale, Lappi è ricordato tra i maggiori rappresentanti dello stile concertato e della policoralità lombarda nel primo '600.
BRANI CONSIGLIATI PER L'ASCOLTO
Magnificat a quattro cori
Canzon Decimaquinta à 7 "L'Arborea"
Mottetto "Omnes gentes"
FONTI BIBLIOGRAFICHE
Bizzarini, Marco (2004), LAPPI, Pietro in Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 63 [online]. Ultimo accesso: 24 settembre 2024. Disponibile presso: https://www.treccani.it/enciclopedia/pietro-lappi_(Dizionario-Biografico)
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