GIOVANNI CROCE

Giovanni Croce nacque intorno al 1557 a Chioggia (Venezia) e, per questo, fu anche conosciuto come "Giovanni a Cruce Ciodicensis" e di "Chiozzotto".

Studiò musica con Gioseffo Zarlino il quale, nel 1565, lo introdusse come contralto nel coro di S. Marco, come riferito dal compositore stesso nella dedica del suo primo libro di madrigali.

Ordinato sacerdote prima del 1585, appartenne sempre alla chiesa di S. Maria Formosa. Nel 1595 fu nominato vicemaestro di cappella a S. Marco, dove già prima egli si occupava della preparazione musicale dei fanciulli. Nel 1603, invece, fu nominato maestro di cappella.

Nel 1607, essendo malato di gotta, Croce ricevette come assistente Bartolomeo Moresini. Morì due anni dopo a Venezia.

Compositore versatile, Croce lasciò grandi testimonianze della sua arte in campo sia sacro che profano. Notevole fu l'impulso da lui dato allo stile "concertante" per coro, solisti e basso continuo strumentale.

Fin dal suo Primo libro de madrigali a cinque voci (1585), si distingue uno stile leggero ed efficace, caratterizzato da un andamento diatonico e da un ritmo energico e vigoroso. 

In particolare, nel Quarto libro de madrigali a cinque e sei voci (1607), si evidenzia un diverso raggruppamento delle voci, con frequente impiego dell'omofonia e delle ripetizioni. Ciò si nota anche nelle canzonette, delle quali fu pubblicato un libro a quattro voci (1588) e uno a tre voci (1601).

Da considerare a parte sono i cosiddetti madrigali "drammatici" o "dialogici", uniti da un comune motivo letterario e, come tali, offerti al pubblico come un'unica opera. Di esse, ce ne sono giunte due, entrambe con testo in dialetto veneto.

La prima è costituita da un gruppo di canzonette a quattro, cinque, sei e otto voci, riunite nella raccolta Mascarate piacevoli et ridicolose, per il carnevale (1590), nella quale vengono rappresentati vari caratteri della vita popolare veneziana, del mondo dei contadini friulani, dei mendicanti di Burano, ecc.

La seconda raccolta si intitola Triaca musicale (1595) e fu influenzata dallo stile di Alessandro Striggio, come si nota nell'uso dell'onomatopea.

Nelle composizioni sacre corali, invece, Croce si riavvicina allo stile severo e suggestivo di Palestrina anche se, talvolta, si rifà agli stili veneziano e fiammingo, come nel Magnificat (1605). Nei mottetti a quattro voci (1597), invece, raggiunge una perfetta forma simmetrica, dando rilievo a un'unitaria linea vocale.

Tra le raccolte sacre, si ricordano Lisette sonetti penitenziali a sei voci (1596) in lingua latina, le Cantiones Sacrae (1601) a cinque voci, le Devotissime Lamentationi et Improperii per la Settimana Santa... (1603) e le Nove Lamentationi... (1610) a quattro voci.

Diverso è lo stile delle composizioni policorali, più vicino ai modi veneziani del tardo '500. A eccezione della Compietta (1591) per doppio coro, nella quale è presente un'energica linea contrappuntistica, nei lavori successivi si ritrova l'effetto omoritmico alternato tra le voci.

Il primo libro dei mottetti a otto voci (1594), invece, è caratterizzato dalla presenza di composizioni basate sullo stile antifonico, rinvenibile anche nel secondo libro di mottetti (1595), nei Salmi che si cantano a terza (1596) e nella Vespertina omnium solemintatum psalmodia (1597), sempre per doppio coro.

Al 1596 risalgono, tra l'altro, due libri di messe (uno raccoglie quelle per doppio coro e l'altro quelle per coro a 5 voci), caratterizzata dalla quasi assenza dell'omoritmia, in luogo di una marcata vivacità e varietà ritmica tra le voci, con frequenti ripetizioni.

Sono nello stile concertato anche le Sacre cantilene concertate... (1610) per voci soliste, coro e continuo obbligato e il Laudate Pueri (1630). 

Nelle prime, la cantilena è una "musica con ritornello", affidato questo al "ripieno" del coro, che segue con l'organo le parti soliste. Nel secondo, invece, l'esecuzione necessita di un coro solista, di un "choro ripieno", di "choro grave" e di vari strumenti. Il tutto si basa sul contrasto dei tre cori.

Guardando alla sua produzione, si può dire che Croce è annoverabile tra i principali compositori dell'epoca. Il suo stile influenzò addirittura musicisti inglesi come Thomas Morley e John Downland e musicisti italiani come Alessandro Grandi, Giacomo Finetti e Carlo Milanuzzi, i quali proseguirono la sua ricerca sulle composizioni brevi.


BRANI CONSIGLIATI PER L'ASCOLTO

Mottetto "Cantate Domino"


Mottetto "In spiritus humilitatis"


Madrigale "Lieto fuor de l'ovile"


FONTI BIBLIOGRAFICHE

Caraba, Pietro (1985), CROCE, Giovanni in Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 31 [online]. Ultimo accesso: 26 agosto 2024. Disponibile presso: https://www.treccani.it/enciclopedia/giovanni-croce_%28Dizionario-Biografico%29/

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