MANUEL DE ZUMAYA

Manuel de Zumaya (o Sumaya) nacque nel 1679 a Città del Messico (Messico). Intorno al 1690 entrò a far parte nella cappella musicale della Cattedrale del Messico, sotto la tutela del maestro di cappella Antonio de Salazar.

Ben presto, il giovane divenne la figura di spicco del coro e, nel 1694, chiese al capitolo della cattedrale di essere messo in aspettativa e di ricevere un finanziamento per imparare l'organo.

Fu mandato a studiare con l'organista José de Idiáquez, con il quale si perfezionò nel clavicembalo. Successivamente, si unì nuovamente al coro della cattedrale e divenne assistente organista.

Nel 1700, Zumaya divenne organista aggiunto, in sostituzione del suo maestro. Tra il 1700 e il 1708, invece, il compositore compì forse un viaggio in Italia e, al suo ritorno, scrisse il melodramma El Rodrigo, per commemorare la nascita del principe Luis Fernando.

Tre anni dopo, Zumaya musicò l'opera La Parténope (1711), composta in occasione del compleanno di Filippo V, su libretto dell'italiano Silvio Stampiglia. La stessa viene generalmente ritenuta la prima opera teatrale messicana.

Nel 1710 fu nominato secondo maestro di cappella e, quattro anni più tardi, organista maggiore. Nel 1715, infine, divenne il nuovo maestro di cappella della Cattedrale del Messico.

Poche settimane dopo la sua nomina, Zumaya eseguì in prima assoluta i suoi villancicos Hoy sube arrebetada e Ya la gloria accidentale. Entrambe le opere hanno una linea vocale ornata e sono caraterizzate da un armonia modale tendente alla tonalità.

Le stesse vedono nell'introduzione dell'organico strumentale i violini e, dal punto di vista formale, presentano una forma con distico e ritornello, fornendo la forma tradizionale del villancico con novità timbriche straniere.

A partire dal 1715, si possono notare alcuni cambiamenti strutturali nei villancicos del compositore, come la riduzione del numero di distici a uno o due, l'abbandono della forma precedente e la comparsa di nuove sezioni. Esempi di queste novità sono Moradores del orbe, Sabio y amante fue Pedro e Ya gloria accidental.

Non è possibile stabilire esattamente quando il compositore abbia adottato questi cambiamenti, ma gli stessi sono già presenti nelle opere compose probabilmente a Città del Messico, dove si rinvengono nuovi strumenti, forme multisezionali e sezioni intermedie (ayres o seguidillas). 

Una delle composizioni più note di Zumaya è il villancico Celebren, publiquen, il quale mostra una gestione policorale del suono, tipica del barocco ispanico. Tra l'altro, le ricche tessiture vocali e le elaborate parti strumentali riflettono il nuovo stile del compositore, radicalmente diverso da quello delle sue composizioni a cappella.

Nel 1738, Zumaya divenne maestro di cappella della Cattedrale di Oaxaca, città dove rimase fino alla morte, avvenuta nel 1755.

Fu considerato il più prolifico rappresentante del barocco musicale nel continente sudamericano e, forse, il più famoso dei nuovi compositori spagnoli. La sua produzione musicale fu molto abbondante, ma gran parte di essa è andata perduta.

Le sue composizioni denotano molti stili e riflettono la modernità dell'epoca borbonica, manifesta nel nuovo linguaggio tonale, nell'incorporazione di arie e recitativi, nell'uso di strumenti a corda e di strumenti a fiato, oltre che nell'adozione di forme ibride che combinano elementi nell'opera italiana e nel trattamento esteso della policoralità.

Compose diverse opere religiose, come lamentazioni, canti, inni e salmi, ma anche l'opera El Rodrigo (1708), classificata come melodramma ma, in realtà, si tratta di un'opera o di una zarzuela sulla leggenda del re Don Rodrigo.

La riscoperta e la pubblicazione di alcune opere del compositore si sono avute nella seconda metà del XX secolo, grazie al lavoro musicologico di Robert Stevenson e di Aurelio Tello.

Tuttavia, diverse altre composizioni di Zumaya sono ancora in forma manoscritta, conservate in diverse cattedrali del Messico, del Guatemala, del Perù e dell'Argentina.


BRANI CONSIGLIATI PER L'ASCOLTO

Villancico "Celebren, publiquen, entonen y canten" (Festeggiare, pubblicare, intonare e cantare) à 7


Cantata "Sì ya aquella nave" (Sì, già quella nave) per mezzosoprano, due violini e basso continuo


"Laetatus sum" à 11 con violini


NOTE

Villancico: genere musicale sorto nella Penisola Iberica e nelle colonie del Nuovo Mondo alla fine del XV secolo, diffusosi maggiormente durante il Rinascimento e il primo Barocco. Si tratta di una composizione poetico-musicale consistente in numerose strofe (coplas), unite da un ritornello (estribillo). Inizialmente, gli argomenti preferiti furono l'amore cortese ma, in seguito, si basarono sempre più su fatti storici o avvenimenti di vita quotidiana, senza contare le innumerevoli composizioni in ambito religioso, comunque mai in latino. Nella sua forma classica, il villancico privilegia la melodia del canto, appoggiata a un basso che sostiene l'armonia realizzata dalle voci interne. La polifonia si sviluppa attraverso l'imitazione delle singole frasi musicali tra le varie parti. Il metro è, solitamente, binario, mentre il verso è ottosillabico, anche se non mancano esempi in metro ternario o con versi più brevi. Nel Nuovo Mondo, il villancico mantiene la sua forma classica e, solo verso il '700, si trasforma in una breve cantata, influenzata dallo stile belcantistico italiano. Accanto alla forma classica, si sviluppano anche forme di villancico vernacolare, basati sull'unione di elementi estranei alla tradizione europea e di elementi della tradizione india e afro-americana. Fonte: Wikipedia


FONTI BIBLIOGRAFICHE 

Wikipedia, La Enciclopedia Libre, Manuel de Sumaya [online]. Ultimo accesso: 30 aprile 2025. Disponibile presso: https://es.wikipedia.org/wiki/Manuel_de_Sumaya

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